In collaborazione con la Biblioteca Estense Universitaria, il reparto di Mida Digit ha condotto il progetto di digitalizzazione “Autografoteca Campori”, che ha portato avanti un’opera di acquisizione complessiva di 400.000 scansioni, elaborate in più di un anno di lavoro, dal marzo 2022 al dicembre 2023. Il materiale eterogeneo composto da volumi, bifogli e carte singole è stato scansionato tramite l’utilizzo di due macchinari identici: Metis EDS Gamma (scanner piano), con alta risoluzione a 600dpi per i formati A4, o inferiori, e con risoluzione a 300dpi per dimensioni superiori. Il materiale digitalizzato è stato caricato sulle piattaforme di Estense Digital Library (EDL) e di LODOVICO.

Dal ducato estense, alla corte d’Inghilterra, dalla lontana steppa russa fino ai confini dell’Europa occidentale. La Autografoteca Campori conserva nel suo immenso patrimonio un infinito bacino di autografi originali. Da Carlo V a Giacomo Leopardi, i personaggi più illustri d’Italia e Europa sono stati i protagonisti di una mostra molto importante svoltasi presso la Biblioteca Estensa di Modena e che è stata pioniera della successiva opera di digitalizzazione di tutto il materiale appartenente a questa collezione.

Lo scanner utilizzato per la digitalizzazione dell'Archivio Campori

L’eterogeneità e la quantità del materiale hanno richiesto un’analisi preventiva e obbligatoria che precedesse il progetto di digitalizzazione. Ogni documento già precedentemente inventariato è stato nuovamente esaminato e se necessario catalogato, in modo da rendere il flusso di acquisizione e metadatazione delle immagini più rapido e agevole possibile.

L’Autegrafoteca venne composta dal marchese Giuseppe Campori attorno alla fine dell’Ottocento. Un uomo di cultura come fu Campori non poteva che avere interessi che spaziavano dall’arte alla letteratura, dalla storia alla politica, dalla musica al teatro. La presenza di nomi come quelli di Giocchino Rossini o Beethoven o i numerosi scritti appartenenti agli ambasciatori dei ducati italiani e in seguito al 1861 ai rappresentanti del Regno d’Italia sono testimonianza di come il marchese fosse conscio dell’importanza dell’opera da lui compiuta durante tutta la sua vita.

Uno spartito manoscritto di Ludwig van Beethoven